martedì 5 gennaio 2016

"NATHAN" CHI?

Nel 1990, mentre la serie di Nathan Never era in preparazione (avrebbe visto la luce nel giugno 1991), per una serie di inspiegabili circostanze mediatiche si instaurò un clima di attesa intorno al fumetto. Contrariamente a quanto pensano molti, Sergio Bonelli non orchestrò nessuna campagna pubblicitaria per la nostra serie, che ebbe - come si usava e si usa tuttora - la pubblicità sulla quarta di copertina delle altre testate bonelliane. Forse ad attirare l'attenzione dei media fu l'esplosione del fenomeno Dylan Dog (che nel 1990 vendeva già la bellezza di duecentomila copie, e continuava a crescere). O forse fu semplicemente la curiosità per la prima vera serie di fantascienza popolare prodotta in Italia. Fatto sta che, ancora prima che il numero 1 fosse in edicola, pubbliche amministrazioni e circoli culturali cominciarono a richiedere l'allestimento di mostre sul personaggio.I giornali reclamavano interviste. I lettori bramavano anticipazioni. Il nome di Nathan Never cominciò a rimbalzare perfino sulle pagine dei quotidiani. Dopo il debutto in edicola, preso da giovanile entusiasmo, per un anno conservai tutti i ritagli della rassegna stampa e selezionai i più interessanti. A rileggerli oggi, venticinque anni dopo, fanno quasi tenerezza (ma mi stupisce ancora il giudizio tranchant del vignettista Gianni Allegra, che più che offendere noialtri offende i lettori). Ripropongo qui la trascrizione di alcuni di quei ritagli, ricordo di un tempo lontano in cui la strategia dell'hype non esisteva, e i lettori aspettavano i fumetti pregustando la gioia di leggerli.

CHIARO, NO?
il nuovo corso del fumetto campano
Tex hai chiuso, arriva Dylan Dog
-Nella fabbrica della fantasia nasce Nathan Never -
(titolo da La Repubblica ediz. Napoli, 5/12/90)

OTTIMISMO SERRIANO
"...in Dylan Dog c'è il sangue, ci sono le donne nude, quindi il successo. In Nathan Never no."
(intervista ad Antonio Serra su "Nuova Vicenza", 25/4/91)

OTTIMISMO BONELLIANO
"...il modello è Blade Runner, ossia ciò che potrebbero essere Milano o Roma tra dieci anni."
(Sergio Bonelli, intervistato su "L'opinione", 11/12/90)

PRECISIONE & ESATTEZZA
"Al circolo culturale di via Belfiore 24 alle 22 Anteprima di Nathan Never: Antonio (anziché Bepi, ndr) Vigna e i vignettisti (sic) Bastianoni Brothers presentano l'ultimo personaggio della Sergio Bonelli Editore"
(da "Stampa Sera", 23/5/91)

LE PUNTE
"All'incontro di giovedì parteciperanno Antonio Vigna (sic) che, come si è visto, è uno degli ideatori, e i fratelli Bastianoni, che rappresentano una delle punte più importanti del fumetto contemporaneo."
(da "Torino 7" 17-23/5/91, allegato a "La Stampa")

ARTE E CULTURA
"...saranno proiettate una serie di diapositive che hanno lo scopo di spiegare tutto il percorso creativo, in merito a Nathan Never, compiuto dagli autori, sia culturale che artistico."
(da "il Tirreno", 8/6/91)

... BUM!
"Prendete Blade Runner, sommatelo a Alien e Guerre Stellari, con l'aggiunta di un eroe molto umano e credibile: ecco Nathan Never (...)"
(da "Il Giorno", 30/6/ 91)

THE ANSWER, MY FRIEND...
"Ma chi è Nathan Never? Cosa nasconde nel suo angosciante passato? E' un eroe o un antieroe?"
(da "il Tirreno", 8/6/91)

NATHAN NEVER E' DI TUTTO UN PO'...
"Un po' Harrison Ford, un po' Humphrey Bogart, un po' cowboy e un po' poliziotto."
(Da "Il Secolo XIX, 18/6/91)

UN FENOMENO CONSOLATORIO...
"Un fenomeno consolatorio (...) Quella faccia da uomo che non deve chiedere mai, quella mancanza di ironia, quel modo di fare da reazionari. Tutto già visto, retaggio degli anni '80. Piacciono alla gente disinformata, distratta, che non vuole sapere niente (...)"
(G. Allegra, citato da "La Stampa", 30/6/91)

UN CAVALLO...
Parliamo di Nathan Never, ultimo cavallo di razza della scuderia di Sergio Bonelli (...)
(da "L'Unità" del 2/7/91)

"QUASI" NEGATIVO...
"...il primo eroe "quasi" negativo della casa editrice di Tex e Dylan Dog"
(da "La Nazione", 5/5/91)

ALL'ANTICA
"Umanismo un po' all'antica, consolatorio, il suo, molto lontano dall'umanismo tragico di Mills e Deathlok. Un risultato (o meglio un punto di partenza) che non ci sembra granché invitante."
(da "Il Manifesto", 22/5/91)